Il villaggio di Newtok, situato nella costa occidentale dell’Alaska, è stato evacuato a causa dell’erosione accelerata del suolo e dello scioglimento del permafrost, che hanno reso l’area ormai inabitabile. Il trasferimento degli abitanti è iniziato nel 2019 e si è completato nell’autunno del 2024, con il trasferimento degli ultimi residenti a Mertarvik, una località posta circa nove miglia più a sud, scelta per le condizioni più stabili. Questa vicenda rappresenta una delle prime grandi migrazioni climatiche comunitarie degli Stati Uniti, ma ha messo in luce anche gravi criticità operative e sociali.
Erosione e permafrost: le cause della fuga
Newtok sorgeva su un terreno perennemente gelato, il permafrost, che garantiva stabilità alla comunità. Col riscaldamento climatico, però, il suolo si è progressivamente degradato, causando il cedimento del terreno. Alcune stime documentano che ogni anno si perdevano circa venti metri di terra verso il fiume Ninglick, tanto da rendere insostenibile la permanenza dei residenti.
La combinazione tra scioglimento del permafrost e l’erosione costiera provocata da tempeste ha accelerato il processo. Le fondazioni delle case si sono sollevate, gli edifici si sono inclinati e i pali della luce hanno iniziato a vacillare. Il rischio di rimanere isolati completamente in caso di maltempo ha reso evidente la necessità di trasferire l’intera comunità.
Questa crisi non è stata improvvisa. L’esperienza di Newtok segue una lunga serie di studi e avvisi da parte di enti locali e federali. Già nel 2006 l’amministrazione comunale aveva richiesto supporto per trasferire il villaggio. Gli anziani, nel frattempo, ricordavano che l’insediamento era sorto lì più per necessità logistica che per sicurezza, poiché anni prima un carico di materiali per la scuola era stato scaricato proprio in quel punto, essendo il tratto finale raggiungibile dal fiume.
La realizzazione di Mertarvik: speranza e limiti
Il nuovo villaggio di Mertarvik, situato su un’altura dell’isola di Nelson, è stato progettato per offrire protezione dall’erosione e pericoli costieri. In queste nove miglia di distanza il terreno è basato su una roccia vulcanica solida e stabile, ideale per realizzare costruzioni a lungo termine.
I primi trasferimenti nel 2019 hanno portato circa 130 persone in insoliti alloggi temporanei. Da allora, il villaggio ha guadagnato una scuola provvisoria, un piccolo negozio, un impianto elettrico minimale e vialetti non asfaltati. Il completamento della nuova comunità doveva essere pronta nel 2023 ma si è rivelata più lenta e costosa del previsto.
Mertarvik ha beneficiato di contributi federali per oltre 150 milioni di dollari, erogati tra fondi statali, federali e programmi infrastrutturali. Nonostante questo, la realtà del posto presenta criticità significative: molte case progettate da un unico appaltatore sono difettose, con fondazioni instabili e problemi di isolamento. L’impianto idrico non garantisce ancora servizi igienici standard e i sistemi fognari risultano inadeguati, costringendo gli abitanti a usare rimedi di fortuna.
Le sfide della ricostruzione comunitaria
La gestione di questa delicata transizione è stata affidata al Newtok Village Council, incaricato di seguire le operazioni nonostante le evidenti difficoltà legate alla scarsa esperienza tecnica. Dieci anni di pianificazione si sono scontrati con ostacoli complessi, tra cui contrasti politici interni, costi elevati e una ripartizione poco chiara delle competenze tra le diverse agenzie coinvolte. Più volte, i giudici federali hanno sollecitato un coordinamento più efficace, ma nella pratica le responsabilità sono rimaste frammentate e spesso poco definite.
Negli ultimi mesi i problemi strutturali si sono aggravati. Le case difettose mostrano segni di muffa nera, le interruzioni di corrente sono frequenti, l’acqua comune non è garantita e il sistema fognario spesso non è collegato agli scarichi. Non è chiaro quando verranno completati gli interventi correttivi, generando incertezza tra gli abitanti.
Questa esperienza mette in evidenza un limite delle istituzioni USA: il programma federale di trasferimento climatico manca ancora di un meccanismo centrale e un’operatività efficiente. L’esperienza di Newtok sottolinea l’urgenza di strutturare percorsi chiave per gli adattamenti climatici su larga scala.
Identità e futuro: ricostruire legami e tradizioni
Ma c’è un altro aspetto altrettanto importante da dover considerare. Per la comunità Yup’ik di Newtok, trasferirsi a Mertarvik ha significato abbandonare case, il legame con il territorio ancestrale e i luoghi sacri. Qui si svolgevano tradizioni familiari, come l’insegnamento dell’artigianato tradizionale, le cerimonie culturali e il legame con gli animali per la sussistenza.
Nella nuova comunità, gli abitanti hanno iniziato a ricostruire quella dimensione culturale: una banda di danze tradizionali, la scuola bilingue che insegna Yup’ik e inglese, la caccia a caribù, orsi e beluga. Queste attività alimentano l’identità e il senso di appartenenza, dimostrando che il radicamento può non essere spezzato dal trasferimento geografico.
Tuttavia, permangono bisogni insoddisfatti: molte case non sono ancora state completate, i servizi sanitari sono limitati, la scuola è temporanea e manca un edificio comunitario definitivo. Il rischio di disgregazione sociale esiste, mentre le tensioni politiche restano elevate: l’equilibrio comunitario va gestito con attenzione, nel rispetto della memoria collettiva e delle scelte tradizionali.