Chi soffre di stitichezza può mangiare le pesche

Chi soffre di stitichezza può mangiare le pesche? I consigli del medico

La pesca è uno dei frutti simbolo dell’estate, apprezzata per la sua polpa succosa, il sapore dolce e la capacità di rinfrescare durante le giornate più calde. Ricca di acqua e povera di calorie, viene spesso inclusa nelle diete estive per il suo effetto dissetante e leggero. Tuttavia, oltre al gusto gradevole, questo frutto racchiude numerose proprietà nutrizionali che meritano attenzione, specialmente per chi soffre di disturbi digestivi e intestinali. Una delle domande più frequenti riguarda il suo ruolo in caso di stitichezza: chi soffre di stitichezza può mangiare le pesche? Si tratta di un alimento indicato oppure è preferibile evitarlo? Per rispondere è necessario esaminare nel dettaglio la composizione della pesca, il suo effetto sull’intestino e il parere degli esperti in campo nutrizionale e medico.

Composizione nutrizionale delle pesche

Le pesche appartengono alla famiglia delle Rosaceae e si distinguono per il loro alto contenuto di acqua, che supera l’85% del peso, rendendole frutti idratanti e poco calorici. Oltre all’acqua, le pesche contengono zuccheri semplici, in particolare fruttosio e glucosio, che conferiscono il loro tipico gusto dolce. Tuttavia, la loro presenza in quantità moderate non le rende un alimento ad alto indice glicemico, risultando quindi adatte anche per chi segue un’alimentazione controllata.

Un elemento importante è la presenza di fibra alimentare, in particolare quella solubile, come la pectina. Ogni frutto di medie dimensioni apporta circa 1,5 grammi di fibra, quantità che contribuisce al buon funzionamento dell’intestino se inserita in un contesto dietetico equilibrato. La fibra, pur presente in misura modesta rispetto ad altri frutti, assume comunque una funzione positiva sulla motilità intestinale, soprattutto se associata a un’adeguata assunzione di liquidi.

Sul piano vitaminico, le pesche forniscono buone quantità di vitamina C, provitamina A (sotto forma di beta-carotene) e piccole dosi di vitamine del gruppo B. Sono inoltre ricche di potassio, un minerale utile per l’equilibrio idrosalino e la funzionalità muscolare, inclusa quella della muscolatura liscia intestinale. Questi elementi nel loro complesso contribuiscono a rendere la pesca un alimento favorevole al benessere gastrointestinale.

L’effetto della pesca sul transito intestinale

La stitichezza, o stipsi, è una condizione caratterizzata da una ridotta frequenza evacuativa, da feci dure e da uno sforzo evacuativo spesso accompagnato da sensazione di svuotamento incompleto. Tra le cause principali vi sono uno scarso apporto di fibre, un’insufficiente idratazione, la sedentarietà e, in alcuni casi, fattori ormonali o farmacologici. Per questo motivo l’alimentazione gioca un ruolo centrale nella prevenzione e nel trattamento della stitichezza.

Le pesche, grazie al loro contenuto di acqua e fibra, possono aiutare a migliorare la consistenza delle feci e stimolare il transito intestinale. L’elevato apporto idrico favorisce l’ammorbidimento del contenuto intestinale, facilitando il passaggio attraverso il colon. La fibra solubile, in particolare la pectina, ha un effetto regolatore sulla peristalsi, assorbendo acqua e formando un gel che aumenta il volume delle feci e ne migliora la consistenza.

Va tuttavia considerato che l’efficacia lassativa delle pesche non è paragonabile a quella di frutti più ricchi di fibra, come prugne o kiwi. La loro azione può essere definita lieve o moderata, sufficiente in casi di stipsi occasionale o in persone che presentano solo una lieve rallentata motilità intestinale. Per chi soffre di stitichezza cronica, la pesca può rappresentare un alimento complementare, ma non un rimedio unico. Infine, la tolleranza individuale è un aspetto da tenere presente. In alcuni soggetti sensibili, specie in presenza di colon irritabile, la pesca può causare fermentazioni o gonfiori. In questi casi, si consiglia di introdurre il frutto gradualmente e monitorare le reazioni individuali.

Quando le pesche sono più efficaci

Il momento del consumo può influire sull’effetto delle pesche sull’intestino. Assumerle a colazione o a metà mattina, accompagnate da acqua o tisane tiepide, può favorire il riflesso gastrocolico e stimolare dolcemente il transito. Consumare pesche fresche e non pelate, se ben lavate, consente inoltre di assumere una quantità leggermente superiore di fibra, grazie alla buccia, che rappresenta una parte significativa del contenuto fibroso del frutto.

Anche la maturazione gioca un ruolo importante. Le pesche mature risultano più digeribili e rilasciano più facilmente i propri zuccheri e le fibre solubili. Quelle acerbe, oltre a essere meno dolci, possono contenere maggiori quantità di tannini, che nei soggetti sensibili possono rallentare la digestione e, in alcuni casi, peggiorare la stitichezza.

Da evitare, per quanto possibile, l’assunzione di pesche conservate in sciroppo o trattate con zuccheri aggiunti. Questi prodotti, pur essendo talvolta comodi, contengono meno fibra e più zuccheri semplici, con un impatto meno favorevole sul sistema digerente. Le pesche fresche di stagione, biologiche o a chilometro zero, restano la scelta più indicata sotto il profilo nutrizionale.

Il parere dei nutrizionisti

Secondo le linee guida nutrizionali italiane e internazionali, un consumo regolare di frutta ricca di acqua e fibra è consigliato per chi soffre di stitichezza. Le pesche, in questo senso, sono considerate adatte all’interno di un regime alimentare equilibrato. Gli specialisti raccomandano l’inserimento di almeno due porzioni di frutta al giorno, preferibilmente a elevato contenuto di fibra e acqua, per stimolare l’attività intestinale.

Molti nutrizionisti evidenziano che, nel trattamento della stitichezza, non è sufficiente focalizzarsi su un singolo alimento, ma è necessario adottare un approccio complessivo. L’apporto di liquidi, il consumo regolare di verdura cotta e cruda, l’attività fisica quotidiana e la gestione dello stress sono componenti che agiscono in sinergia. In questo contesto, la pesca può rappresentare una scelta utile, leggera e gradita, da alternare ad altri frutti con simili proprietà.

Non vi sono controindicazioni generali al consumo di pesche in caso di stipsi, salvo nei rari casi di allergia specifica al frutto o in presenza di disturbi intestinali che richiedono una dieta a basso contenuto di FODMAP, i carboidrati a catena corta che sono scarsamente assorbiti nell’intestino tenue. In questi casi, il medico o il dietista valuterà se sia opportuno limitarne l’assunzione.

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