Formica di fuoco in Italia

Formica di fuoco in Italia: perché ci sta invadendo e quali rischi comporta

Un’ondata silenziosa ma persistente di colonie di Solenopsis invicta, nota come formica di fuoco, sta assumendo una rilevanza crescente in Italia. Queste formiche, originarie del Sudamerica, sono state scoperte stabilmente insediate in Sicilia già dal 2023, segnalando una presenza significativa nei pressi di Siracusa. Questa è stata la sua prima presenza accertata in Europa, con 88 nidi in un’area di quasi 5 ettari. L’invasione di questa specie rappresenta una seria minaccia per gli equilibri ecologici, agricoli e sanitari, e suscita preoccupazione sia tra esperti sia tra le autorità competenti. Perché c’è la formica di fuoco in Italia, perché sta invadendo il nostro territorio e quali sono i rischi che comporta?

Origini e modalità dell’invasione

Le osservazioni sperimentali condotte su territorio siciliano hanno rilevato circa ottantotto nidi attivi su un’estensione di quasi cinque ettari intorno a Siracusa, con una presenza della formica di fuoco in Italia attestata almeno dal 2019. Gli studi genetici suggeriscono che la provenienza di queste formiche sia da altre popolazioni invasive, con possibili origini in Cina o negli Stati Uniti. Il meccanismo di diffusione fisiologico coinvolge voli nuziali delle regine in tarda primavera ed estate, che favoriscono un’espansione rapida e a corto raggio delle colonie. Tuttavia, il vettore principale resta il traffico commerciale, in particolare la movimentazione di piante, terreno e merci via mare, che facilita l’introduzione e la dispersone di nuove colonie.

La sorpresa degli studiosi risiede nel fatto che le colonie hanno sconfinato il loro territorio, senza aver avuto modo di mettere in atto un’adeguata attenzione preventiva: i primi nidi sono passati inosservati per anni, evidenziando una lacuna nella sorveglianza ambientale. In effetti, la Commissione europea, nel giugno 2025, ha emesso un richiamo formale all’Italia per la mancata notifica e gestione tempestiva, in violazione delle norme comunitarie sulla specie invasiva. Tale inerzia ha reso possibile l’insediamento stabile, rendendo il controllo più complesso.

Conseguenze per ecosistemi e agricoltura

La formica di fuoco è considerata una delle specie invasive più dannose al mondo, inserita tra le cento più critiche dall’IUCN. La sua presenza comporta repentini cambiamenti nelle comunità biotiche locali: le formiche predano insetti autoctoni, competono con le specie native e possono alterare le reti trofiche. A ciò si somma l’impatto negativo sull’agricoltura: la costruzione di formicai danneggia le radici delle colture, ostacola le attività di aratura meccanica e riduce la produttività delle superfici coinvolte.

Stimando i soli costi diretti negli Stati Uniti, la specie genera danni all’agricoltura e costi di controllo per circa sei miliardi di dollari ogni anno. È plausibile che, in Italia, l’impatto economico possa riprodursi su scala ridotta ma significativa nel caso in cui l’invasione non venga arrestata: pascoli, frutteti, vigneti e colture orticole risultano particolarmente vulnerabili. Inoltre, la presenza di formica fuoco nei pressi delle infrastrutture può comportare problematiche nella manutenzione e nelle attività di lavorazione agricola.

Rischi per la salute umana e per l’economia domestica

Dal punto di vista della salute pubblica, le punture provocano un dolore intenso, paragonabile alla sensazione di un fiammifero acceso conficcato sotto la pelle, e possono causare pustole sierose. Il veleno contiene alcaloidi citotossici, fino al 95 %, in grado di scatenare reazioni allergiche in soggetti sensibili e, in casi estremi, shock anafilattico. La frequenza delle punture nelle aree infestate indica che incidenti e reazioni allergiche potrebbero diventare eventi non rari per agricoltori, famiglie o turisti impegnati in attività all’aperto.

Infine, le colonie nocive possono infestare aree residenziali: marciapiedi, giardini, fondazioni, e perfino spazi urbani come parchi e cortili. Le formiche attaccano apparecchiature elettriche, masticano materiali d’isolamento e possono provocare malfunzionamenti a pompe, cabine e impianti. Questo impone costi di riparazione e manutenzione che aggrava l’impatto economico, anche a livello domestico e urbano.

Interventi in atto

L’Italia, a seguito del richiamo da parte dell’Unione europea, è chiamata ad attivarsi secondo i protocolli previsti dal Regolamento UE 1143/2014, che impone misure obbligatorie di notifica, sorveglianza e contenimento. Alcune regioni, tra cui la Sicilia, hanno già intrapreso censimenti puntuali utilizzando segnalazioni da cittadini e monitoraggio scientifico, individuando ulteriori siti di presenza.

La tempestività di tali azioni è fondamentale: le colonie primigenie sono state presenti da anni, per cui oggi ogni nuovo focolaio non isolato rappresenta un aumento esponenziale del rischio.

Le strategie disponibili includono metodi chimici, come insetticidi localizzati sui tumuli, e approcci biologici, con l’impiego di parassiti naturali come i ditteri Pseudacteon. Tuttavia, l’eradicazione completa richiede coordinamento tra enti nazionali, regionali, strutture del Servizio fitosanitario e comunità locali. La comunicazione rivolta a cittadini, imprenditori e operatori del settore agricolo è essenziale per segnalare tempestivamente l’individuazione di formicai insoliti.

L’invasione della formica di fuoco in Italia rappresenta un fenomeno grave, che tocca aspetti ecologici, economici e sanitari in modo trasversale. La rapidità con cui le colonie si sono insediate in Sicilia e la loro capacità di espandersi rendono urgenti le misure di controllo. È necessario che l’Italia risponda con efficacia ai richiami europei, strutturando una rete stabile di monitoraggio e intervento. Solo così si potrà contenere il fenomeno prima che si consolidino danni irreversibili agli ecosistemi, alle produzioni agricole e al benessere delle persone.

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