Tenere sotto controllo la muffa nei condizionatori è fondamentale, soprattutto nei mesi estivi quando il caldo spinge ad accendere l’impianto. La muffa si sviluppa in ambienti umidi e poco aerati, come i condotti interni e i filtri. Il problema non è solo estetico ma può mettere a rischio la nostra salute, provocando irritazioni respiratorie, allergie e peggiorare la qualità dell’aria in casa. Scoprire come riconoscerla e intervenire correttamente con la pulizia dei filtri è quindi indispensabile per garantire un ambiente sano e prevenire guasti o consumi energetici eccessivi.
Come riconoscere la muffa nei condizionatori
La muffa è spesso presente dove si accumula condensa e polvere, come nelle vaschette di raccolta, nei condotti, sulle alette interne e sui filtri. Il primo segnale è spesso olfattivo: un odore umido, sgradevole, simile a tessuti bagnati o armadi chiusi. Questo odore può intensificarsi quando il condizionatore è acceso, segnalando la presenza di muffe all’interno dell’impianto.
Visivamente, possono comparire macchie scure attorno alle griglie di ventilazione o residui polverosi sullo split, specie se l’aria stagna da giorni. Spesso, accanto all’odore, si sviluppano sintomi nelle persone come irritazioni alla gola, mal di testa, starnuti od occhi che bruciano. Se questi segnali si ripetono, è probabile che l’aria condizionata necessiti di un intervento di pulizia profondo.
Infine, un flusso d’aria debole o irregolare può indicare filtri intasati: la loro inefficienza favorisce l’accumulo di spore e polvere, condizioni ideali per la crescita di muffe. Rilevare questi segnali tempestivamente è il primo passo per un intervento efficace.
Pulizia dei filtri: quando e come farla
La pulizia dei filtri è una procedura fondamentale per prevenire la muffa e mantenere alta la qualità dell’aria. Durante i mesi estivi, quando si usa frequentemente il condizionatore, è consigliabile effettuare l’operazione ogni due‑quattro settimane. Se l’ambiente è polveroso o vi sono allergie, la frequenza dovrebbe aumentare.
La procedura inizia spegnendo e scollegando l’unità, quindi sollevando con cura il pannello frontale per estrarre i filtri. Va eliminata la polvere usando un aspirapolvere o un pennello morbido, poi si procede al lavaggio sotto acqua tiepida (max 40 °C) con detergente neutro. I filtri devono essere risciacquati e lasciati asciugare completamente all’ombra, per evitare muffe e odori residui.
Una volta asciutti, si possono trattare con uno spray igienizzante microbiologico per eliminare eventuali batteri o spore. Dopo aver reinserito i filtri nello split, è opportuno avviare l’unità in modalità ventilazione per qualche minuto, in modo da asciugare i componenti interni e verificare il corretto funzionamento.
Sanificazione interna: perché è necessaria
Oltre alla pulizia dei filtri, una sanificazione interna è utile per eliminare muffe e batteri presenti nei condotti, nella serpentina e nella vaschetta di raccolta. Gli odori sgradevoli e persistenti indicano spesso la presenza di contaminanti che possono richiedere interventi approfonditi.
Spray specifici per climatizzatori o igienizzanti a base di aceto o bicarbonato possono aiutare nella rimozione di patogeni. Tuttavia, quando la muffa è diffusa o l’odore resta dopo il trattamento, è consigliabile rivolgersi a un tecnico specializzato che possa eseguire una sanificazione professionale, con prodotti e strumenti adeguati.
Il tecnico può intervenire anche sui circuiti di scarico della condensa, spesso fonte di muffa, pulendoli e trattandoli con soluzioni specifiche, come perossido di idrogeno, o sostituendoli se danneggiati. Una sanificazione di questo tipo andrebbe effettuata all’inizio e al termine della stagione estiva, oppure due volte l’anno per un condizionatore intensamente usato.
Impatti sulla salute, l’efficienza e i costi
Muffa e batteri all’interno dell’impianto possono compromettere la qualità dell’aria, aumentando rischi respiratori, allergie e malesseri come mal di testa e affaticamento. I soggetti sensibili, come asmatici o bambini, risentono particolarmente di questi effetti. Persino le persone sane possono mostrare sintomi ricorrenti se esposte costantemente ad agenti aero dispersi.
Un condizionatore sporco consuma di più: i filtri intasati riducono il flusso dell’aria e obbligano il motore a lavorare a pieno regime, aumentando l’assorbimento elettrico. Questo si traduce in bollette più alte e maggior usura dei componenti, riducendo la vita utile dell’apparecchio .
Infine, una manutenzione regolare riduce le probabilità di guasti e necessità di interventi costosi. Pulire filtri, tubi, alette e condotti previene blocchi, malfunzionamenti e odori persistenti, offrendo un climatizzatore efficiente, duraturo e sicuro. Tenere il condizionatore privo di muffe richiede attenzione e costanza. Riconoscere i sintomi come odori e flusso ridotto, pulire i filtri secondo le indicazioni, procedere alla sanificazione se necessario e mantenere lo scarico della condensa efficiente sono pratiche essenziali. Solo così si garantisce un’aria salubre in casa, si ottimizza l’efficienza energetica e si prolungano gli anni di vita dell’impianto.