Obesità, il nuovo farmaco contro il diabete

Obesità, il nuovo farmaco contro il diabete fa perdere oltre il 20% del peso

Il crescente fenomeno dell’obesità ha recentemente trovato un’importante risposta nella medicina farmacologica grazie all’uso di farmaci sviluppati originariamente per il diabete. Questi trattamenti, come tirzepatide (molto noto come Zepbound o Mounjaro) o semaglutide (commercializzato come Wegovy), hanno mostrato in sperimentazioni cliniche una perdita di peso superiore al 20% in adulti con obesità. Si tratta di un risultato di rilievo, fino a poco tempo fa pensato possibile solo con interventi chirurgici come la chirurgia bariatrica. Vediamo come funzionano questi farmaci, quali benefici offrono, ma anche i limiti, i rischi e le condizioni da tenere presenti quando se ne considera l’uso.

Meccanismo d’azione e principi attivi

I farmaci più innovativi per il trattamento dell’obesità sono in genere agonisti del recettore GLP‑1. In particolare, la tirzepatide agisce stimolando più marcatamente la sensazione di sazietà e incrementando la secrezione insulinica. La semaglutide, invece, agisce principalmente regolando meglio il controllo glicemico e riducendo l’appetito. Ambedue rallentano lo svuotamento gastrico, contribuendo a modulare l’appetito e ad assumere meno calorie.

Grazie a questi meccanismi d’azione, i soggetti trattati con dosi adeguate di tirzepatide o semaglutide raggiungono, in studi clinici, riduzioni di peso corporeo fino al 20‑25%. Nel trial REDEFINE con cagrilintide più semaglutide, si è osservata una perdita di peso media del 20,4% in 68 settimane, un risultato paragonabile alla chirurgia bariatrica in termini percentuali. Questi farmaci vengono somministrati per via sottocutanea, di norma una volta alla settimana, e richiedono la supervisione medica.

Oltre all’effetto sulla fame, questi farmaci mostrano impatti positivi sulla glicemia e sui parametri cardiovascolari, migliorando il controllo del glucosio e abbassando la pressione arteriosa. Gli effetti sui lipidi sono anch’essi promettenti, se usati in associazione a dieta equilibrata e attività fisica. Tuttavia richiedono un monitoraggio costante, soprattutto durante la fase iniziale di trattamento, al fine di regolare le dosi in modo sostenibile.

Evidenze cliniche e risultati

Numerosi trial clinici hanno messo in luce l’efficacia di questi farmaci negli adulti obesi. Nel caso del tirzepatide, i dati indicano una perdita media compresa tra 15% e 30% mantenuta fino a tre anni. Il farmaco combina azioni anti-glucosio e anti-appetito, ottenendo risultati notevoli anche nella prevenzione del diabete.

Per la semaglutide, uno studio ha mostrato perdite di peso fino al 21% con dosi potenziate, con circa un terzo dei soggetti che raggiungevano riduzioni oltre il 25%. Altri farmaci come il pillole GLP‑1 (orforglipron) e cagrilintide/semaglutide combinati, sebbene ancora in fase di approvazione, hanno mostrato perdita di peso superiore al 20% in studi controllati. L’opzione orale rappresenta un elemento di vantaggio per chi preferisce evitare iniezioni e garantisce un’accessibilità maggiore.

Tuttavia, studi Real World Evidence (RWE) hanno evidenziato efficacia minore nella pratica clinica, con perdita di peso numericamente inferiore a causa di dosi ridotte, interruzioni precoci o problemi di reperimento dei farmaci. Nonostante ciò, la risposta terapeutica rimane significativa, soprattutto nei soggetti che mantengono adeguata compliance e sostegno multidisciplinare.

Vantaggi e impatti sulla salute

L’innovazione terapeutica risiede nel fatto che un farmaco antidiabetico agendo sulla regolazione del peso ha effetti terapeutici mirati per l’obesità, offrendo un valore aggiunto nel trattamento integrato. Una riduzione anche moderata del 5%‑10% di peso produce miglioramenti sulla pressione arteriosa, sensibilità insulinica, funzione epatica e rischio cardiovascolare. Una perdita del 20% o più amplia questi effetti in modo sostanziale, favorendo remissione del prediabete, la riduzione del colesterolo LDL e il miglioramento dei parametri infiammatori.

Questi effetti rendono i farmaci GLP‑1 e dual agonisti una risorsa strategica per gestire l’obesità, soprattutto nei casi resistenti a dieta e attività motoria, o in presenza di comorbilità come ipertensione, diabete o dislipidemia. L’effetto sinergico tra diminuzione dell’appetito, controllo glicemico e riduzione della massa grassa rende possibili cambiamenti rilevanti nello stile di vita.

Inoltre, la somministrazione settimanale garantisce una costanza terapeutica e supporta l’adesione a lungo termine. L’efficacia a lungo termine, verificata oltre i tre anni nei trial su tirzepatide, rappresenta un elemento chiave nel gestire le ricadute, se il trattamento è associato a sostegno nutrizionale, psicologico e monitoraggio costante.

Criticità, effetti collaterali e limiti

Nonostante i risultati positivi, questi farmaci presentano effetti avversi soprattutto a livello gastrointestinale, come nausea, vomito, costipazione o diarrea. Questi disturbi, generalmente lievi o moderati, tendono a diminuire con l’adattamento. Tuttavia, il 5‑8% dei soggetti interrompe la terapia proprio per malessere psicofisico.

Criticità importanti riguardano il costo elevato di questi trattamenti, non sempre rimborsati dai sistemi sanitari, e la necessità di una prescrizione specialistica. Inoltre, vi sono controindicazioni, come la presenza di patologie tiroidee familiari o rischi associati alla pancreatite, che richiedono una valutazione accurata.

L’aderenza a terapie così sofisticate è cruciale per non perdere i risultati. Studi real-world mostrano un elevato abbandono anticipato e la tendenza a ridurre la dose per problemi economici, effetti collaterali o difficoltà di accesso ai farmaci. L’uso corretto deve essere inserito in un programma completo, che preveda supporto nutrizionale, psicologico e clinico.

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